Il disturbo da attacchi di panico: quali cure?
In questi ultimi anni si è assistito ad un
crescente interesse per il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP), quadro
psicopatologico a repentina insorgenza che evidenzia un notevole potere
disorganizzante sulla personalità, sulla vita di relazione e sociale
dell’individuo. Il panico rimane nella memoria del soggetto come una
minaccia oscura e incomprensibile che va invece riconosciuta e
decifrata, inserendo la sintomatologia nella situazione esistenziale del
soggetto, e collegata a vissuti emotivi e psichici che accompagnano la
crisi stessa. Una volta instaurato un Disturbo di Panico, si aggiunge la
paura di nuovi attacchi, e cioè una vera “paura della paura”. La persona
è, quindi, portata ad evitare le occasioni che ritiene possano favorire
gli attacchi: è un circolo vizioso che può portare a notevoli
limitazioni dell’autonomia personale (agorafobia). Nell’ambito degli
interventi specifici per la cura del disturbo di panico e
dell’agorafobia la terapia cognitivo – comportamentale è, assieme
all’intervento farmacologico, uno dei trattamenti meglio studiati
e valutati. Gli esiti di questi studi hanno portato alcuni ricercatori a
considerare questo trattamento, un trattamento di scelta nella cura del
disturbo di panico. La terapia cognitivo – comportamentale parte dal
presupposto che i nostri disturbi psicologici sono spesso causati da
errori o distorsioni “automatiche” (cioè che avvengono rapidamente senza
che il soggetto se ne renda conto) e ripetitive (cioè che si rinforzano
nel tempo fino a divenire abitudinarie e inconsapevolmente utilizzate
dal soggetto) nel modo di percepire e di pensare (cognizioni) su noi
stessi, sulle relazioni con le persone e sulle situazioni che ci
accadono. L’intervento terapeutico è focalizzato sugli aspetti
“cognitivi” dell’esperienza umana, cioè sul modo in cui il soggetto
percepisce, elabora ed assegna un significato alle proprie esperienze di
vita. Attraverso la collaborazione attiva tra paziente e terapeuta
(empirismo collaborativo), si incoraggia la sostituzione di pensieri
distorti o “disfunzionali”, che sono in genere catastrofici,
distruttivi, illogici e rigidi con
pensieri “funzionali”, che sono maggiormente realistici, costruttivi,
flessibili e aiutano a vivere con minori difficoltà e più serenamente.
Numerose evidenze sperimentali sostengono l’efficacia di questa metodica
di intervento sul panico ed i positivi effetti nel medio e nel lungo
periodo; l’efficacia dimostrata è del tutto simile a quella dei farmaci
antidepressivi, ma senza gli effetti collaterali
invariabilmente associati a questi ultimi.
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