Perversioni maschili e femminili: il lato oscuro del sesso Cos’è la perversione? E’ difficile definire cosa sia perverso. Alcune perversioni sono più conosciute come la pedofilia, il voyeurismo, il feticismo, la zoofilia, il travestitismo, il sadismo e il masochismo, altre sono meno note, in realtà esiste un elenco di perversioni molto lungo e bizzarro. Tuttavia, il concetto di perversione è estremamente labile e mutevole e dipende molto dal contesto storico in cui viviamo. Ciò che era considerato perverso in passato ora non lo è più: pensiamo all’omosessualità o ai rapporti orali e anali precedentemente banditi e oggi ampiamente praticati; ma senza spingerci troppo in là, basti pensare alla innocua e benefica masturbazione vietata per secoli, a causa della diffusione di libri che ne denunciavano una presunta pericolosità. Abbiamo dovuto attendere il Novecento e con esso la nascita della sessuologia per correggere gli errori del passato e giungere ad informazioni corrette. Fu il marchese De Sade nel Settecento con i suoi scritti ma anche con le sue vicende personali, a sdoganare il lungo elenco di perversioni che oggi ritroviamo nei manuali di psichiatria o psicoterapia, tra cui il “sadismo”, ovvero il godere nel far del male, termine derivante proprio da Sade, indiscutibile principe dei perversi. Fantasie “perverse” attraversano l’immaginario erotico di molti individui e non sono necessariamente indice di perversione. Fintanto che l’atto erotico rimane inserito in un contesto di relazione caratterizzato da consenso e rispetto, esso per quanto stravagante o “deviante” sia, non è perverso. Quando invece si usa violenza intesa in senso sia fisico che psicologico, si coinvolgono oggetti, bambini o persone non consenzienti, si umilia e si degrada se stessi, allora la sessualità è utilizzata non per stabilire una relazione ma per evitarla, evitando nel contempo l’universo di affetti e sentimenti. In questo caso parliamo di perversione. Le zone d’ombra. Pensando alla perversione siamo tentati ad avere ribrezzo e repulsione per tali atti o fantasie oscene. In realtà, in ognuno di noi è sepolta una zona d’ombra, una parte sconosciuta, che non ci piace e ci fa paura. La perversione diventa, così, un contenitore delle nostre paure e delle nostre fantasie sessuali più scomode ed inconfessabili. Vederle rappresentate nei “perversi” ci rassicura del fatto che non siamo noi, ma sono loro ad essere “deviati” e li disprezziamo. Riappropriandoci ciascuno della propria zona d’ombra, è possibile affrontare il tema delle perversione, senza volerla assolutamente giustificare, perché talvolta sconfina in reati molto gravi (pensiamo alla pedofilia o allo stupro). Tuttavia non costa nulla un tentativo di comprensione. Il ruolo del trauma. Purtroppo occorre semplificare, dicendo che le persone che hanno bisogno di fantasie o azioni perverse per raggiungere una gratificazione sessuale probabilmente stanno cercando inconsciamente di capovolgere degli scenari infantili in cui sono stati vittime di abuso fisico o sessuale. Nel senso che infliggendo agli altri quello che hanno subito loro quando erano bambini, ottengono un senso di padronanza su tali orribili esperienze di abuso. Se pensiamo ai pedofili, molti di loro hanno subito a loro volta abusi quando erano bambini. Ma sicuramente i fattori in gioco sono molteplici e occorre esplorarli individuo per individuo. E nelle donne? Nelle donne non ritroviamo le perversioni comunemente riscontrate negli uomini. Ritroviamo spesso la scelta di un partner maltrattante in modo da riattualizzare a livello inconscio la relazione infantile contrassegnata da paura, violenza e maltrattamento. La ripetizione di questi scenari ha il fine sempre inconscio di dare un esito diverso alla relazione. Ma ciò che accade nella realtà è che si perpetua invece il ciclo di violenza e abuso, nell’avvilimento più totale di sé. Uscire dal ciclo dell’abuso non è facile e le donne vittime di maltrattamento lo sanno bene. Tuttavia una buona parte di loro oggi chiede aiuto e si salva; vorrei dare quindi loro un messaggio di speranza, di forza e di coraggio ed esortarle il più possibile a chiedere aiuto. Nelle donne anche l’anoressia è una forma molto comune di perversione: digiunare per arrivare ad estinguere definitivamente la pulsione erotica.. Le terapie. Le persone esitano a chiedere aiuto, tanto più se sono uomini. Spesso non hanno fiducia nel fatto che sia possibile accedere a delle forme di relazioni, dove l’intimità non sia necessariamente confusa con la paura, con l’abbandono o con la violenza. Le aspettative devono essere molto modeste. Una terapia è possibile solo se il soggetto considera disturbanti le proprie pulsioni, capisce che una loro messa in atto può ledere gravemente l’integrità psicofisica della vittima, sperimenta senso di colpa e desidera cambiare. Date queste premesse, è possibile esplorare le origini della condotta perversa, alla ricerca di connessioni tra il sintomo ed eventi e sentimenti, per costruire e consolidare nuovi significati da associare alla sessualità al servizio questa volta delle relazione e del suo universo affettivo e non del suo evitamento compulsivo. Occorre rielaborare il trauma che li ha vittimizzati nell’infanzia o nell’adolescenza ad opera di qualche orco, trauma per cui non hanno ricevuto all’epoca nessun aiuto, nessun ascolto, nessuna possibilità di sostegno e comprensione, trauma che probabilmente hanno vissuto in solitudine, nel silenzio, nella paura, nell’abbandono più totale. E’ venuto il momento di entrare in terapia, rompere il silenzio e guardare in faccia il passato. Non è mai troppo tardi per cambiare. Inoltre è fondamentale l’interiorizzazione delle norme che regolano la società e che il perverso viola, ma è soprattutto l’educazione alle emozioni, agli affetti e l’educazione all’empatia la chiave più importante per sprigionare il sesso dalla gabbia di violenza, degradazione e abiezione a cui alcuni individui, i “perversi” appunto lo riducono.
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